Partecipazione sociale e giustizia simbolica nell’epoca dell’ibrido: un’antropologia della costruzione collettiva del reale
https://www.monguzzi.info/2025/06/antropologia-della-costruzione.html
Negli ultimi anni assistiamo a un profondo cambiamento nel
modo in cui le persone partecipano alla società. Non si tratta più soltanto di
votare, firmare petizioni o prendere parte a movimenti politici: oggi la
partecipazione riguarda il modo in cui ogni individuo e comunità interpreta,
modifica e costruisce il proprio ambiente — fisico, simbolico e digitale.
La partecipazione , dunque, non è solo un atto politico: è
una pratica culturale e cognitiva fondamentale. E per capirla appieno, dobbiamo
guardare al passato e alle radici dell’antropologia.
🔍 Antropologia e
partecipazione
L’antropologia ha sempre studiato come le culture si
formano, si trasformano e si confrontano. Ma non è stata solo una scienza
osservativa: è stata anche strumentalizzata per legittimare gerarchie,
colonialismi e ideologie oppressive.
Oggi, però, può diventare uno strumento di liberazione
simbolica : aiutare le persone a comprendere i codici con cui si costruisce la
realtà, a non subirli passivamente, ma a riscriverli insieme.
Come scriveva lo studioso Arturo Escobar, le tecnologie non
sono oggetti neutri: sono forme di vita . Ecco perché non basta usarle —
bisogna saperle leggere, criticare e reinventare.
🧩 La frode cognitiva:
nuovo colonialismo?
Un esempio drammatico di come la partecipazione possa essere
distorta è la cosiddetta frode cognitiva . Pensiamo ai deepfake, alle email
truffa costruite su misura, ai video falsi che imitano voci familiari: non sono
solo attacchi finanziari, ma vere e proprie manipolazioni della percezione
umana .
Queste pratiche sfruttano le vulnerabilità cognitive delle
persone, soprattutto quelle meno alfabetizzate digitalmente. E spesso avvengono
in contesti di forte disuguaglianza globale.
“Se al bambino non insegni a leggere, lo adatti al tuo
alfabeto.”
— tua metafora chiave
Questa frase, apparentemente pedagogica, racchiude una
verità profonda: molte forme di esclusione oggi sono simboliche e cognitive .
Chi detiene il potere sui codici (linguaggi, algoritmi, dati) decide chi può
partecipare davvero al mondo contemporaneo.
🌐 Tempo ibrido e velocità
algoritmica
Viviamo in un’epoca in cui biologico, tecnologico, economico
e simbolico si intrecciano in nuove forme di vita. Chiamiamo questo scenario
tempo ibrido .
Ma c’è un problema: il tempo umano — fatto di pause, di
riflessioni, di rituali — non riesce a stare al passo con il tempo algoritmico
, che opera 24/7, istantaneamente, senza pause né limiti.
Ecco allora emergere una nuova forma di dominio: il
colonialismo algoritmico . Le piattaforme globali (Silicon Valley, Shenzhen)
impongono grammatiche e logiche estranee a molte comunità, creando dipendenze
mascherate da accesso.
Non si tratta solo di usare Internet o i social: si tratta
di sapere come funzionano , chi li controlla, e come ci influenzano nella
percezione del mondo.
🛠️ Democratizzare
l’alfabeto digitale
Per contrastare questa deriva, serve una vera rivoluzione
antropologica : insegnare a leggere la complessità, non imporre l’alfabeto del
dominatore.
Significa:
Democratizzare l’alfabetizzazione digitale , andando oltre
l’uso superficiale dei dispositivi.
Promuovere tecnologie conviviali , che rispettino i ritmi
locali e le diversità culturali.
Difendere la sovranità simbolica : ogni comunità deve poter
ridefinire i propri simboli, linguaggi e narrazioni.
Pensiamo alle pratiche hacker in Africa, dove si sviluppano
soluzioni digitali locali; o alle comunità indigene in Bolivia che
reinterpretano la tecnologia attraverso la loro visione del mondo. Sono esempi
di resistenza simbolica e di partecipazione autentica .
🕰️ Sovranità sul tempo
Un aspetto poco discusso è il controllo del tempo . Viviamo
in un’era dominata dalla velocità: notizie che corrono in pochi secondi,
decisioni prese da algoritmi in tempo reale, mercati che si muovono prima
ancora che le persone abbiano il tempo di capire.
Ma chi comanda il tempo, comanda il potere. Per questo, la
partecipazione richiede di ritrovare il controllo sui propri ritmi — fisici,
sociali, simbolici.
Serve spazio per il dialogo , per la riflessione, per la
lentezza. Serve proteggere i momenti di pausa dalle pressioni del tempo
algoritmico.
🎯 Conclusione:
Partecipare non è accedere, è costruire
La partecipazione non è semplice accesso a internet o a una
piattaforma. È la capacità di interpretare, modificare e costruire insieme la
realtà .
Ecco perché l’antropologia non deve solo descrivere: deve
accompagnare, decostruire, reinventare. Deve aiutarci a navigare l’epoca
dell’ibrido, valorizzando la complessità, la diversità e la soggettività di
ogni cultura.
“Insegnare a leggere la complessità, non imporre l’alfabeto
del dominatore: questa è la rivoluzione antropologica del XXI secolo.”
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