domenica 29 giugno 2025

’antropologia della costruzione collettiva del reale

 Partecipazione sociale e giustizia simbolica nell’epoca dell’ibrido: un’antropologia della costruzione collettiva del reale

https://www.monguzzi.info/2025/06/antropologia-della-costruzione.html 


Negli ultimi anni assistiamo a un profondo cambiamento nel modo in cui le persone partecipano alla società. Non si tratta più soltanto di votare, firmare petizioni o prendere parte a movimenti politici: oggi la partecipazione riguarda il modo in cui ogni individuo e comunità interpreta, modifica e costruisce il proprio ambiente — fisico, simbolico e digitale.

 

La partecipazione , dunque, non è solo un atto politico: è una pratica culturale e cognitiva fondamentale. E per capirla appieno, dobbiamo guardare al passato e alle radici dell’antropologia.

 

🔍 Antropologia e partecipazione

L’antropologia ha sempre studiato come le culture si formano, si trasformano e si confrontano. Ma non è stata solo una scienza osservativa: è stata anche strumentalizzata per legittimare gerarchie, colonialismi e ideologie oppressive.

 

Oggi, però, può diventare uno strumento di liberazione simbolica : aiutare le persone a comprendere i codici con cui si costruisce la realtà, a non subirli passivamente, ma a riscriverli insieme.

 

Come scriveva lo studioso Arturo Escobar, le tecnologie non sono oggetti neutri: sono forme di vita . Ecco perché non basta usarle — bisogna saperle leggere, criticare e reinventare.

 

🧩 La frode cognitiva: nuovo colonialismo?

Un esempio drammatico di come la partecipazione possa essere distorta è la cosiddetta frode cognitiva . Pensiamo ai deepfake, alle email truffa costruite su misura, ai video falsi che imitano voci familiari: non sono solo attacchi finanziari, ma vere e proprie manipolazioni della percezione umana .

 

Queste pratiche sfruttano le vulnerabilità cognitive delle persone, soprattutto quelle meno alfabetizzate digitalmente. E spesso avvengono in contesti di forte disuguaglianza globale.

 

“Se al bambino non insegni a leggere, lo adatti al tuo alfabeto.”

— tua metafora chiave

 

Questa frase, apparentemente pedagogica, racchiude una verità profonda: molte forme di esclusione oggi sono simboliche e cognitive . Chi detiene il potere sui codici (linguaggi, algoritmi, dati) decide chi può partecipare davvero al mondo contemporaneo.

 

🌐 Tempo ibrido e velocità algoritmica

Viviamo in un’epoca in cui biologico, tecnologico, economico e simbolico si intrecciano in nuove forme di vita. Chiamiamo questo scenario tempo ibrido .

 

Ma c’è un problema: il tempo umano — fatto di pause, di riflessioni, di rituali — non riesce a stare al passo con il tempo algoritmico , che opera 24/7, istantaneamente, senza pause né limiti.

 

Ecco allora emergere una nuova forma di dominio: il colonialismo algoritmico . Le piattaforme globali (Silicon Valley, Shenzhen) impongono grammatiche e logiche estranee a molte comunità, creando dipendenze mascherate da accesso.

 

Non si tratta solo di usare Internet o i social: si tratta di sapere come funzionano , chi li controlla, e come ci influenzano nella percezione del mondo.

 

🛠️ Democratizzare l’alfabeto digitale

Per contrastare questa deriva, serve una vera rivoluzione antropologica : insegnare a leggere la complessità, non imporre l’alfabeto del dominatore.

 

Significa:

 

Democratizzare l’alfabetizzazione digitale , andando oltre l’uso superficiale dei dispositivi.

Promuovere tecnologie conviviali , che rispettino i ritmi locali e le diversità culturali.

Difendere la sovranità simbolica : ogni comunità deve poter ridefinire i propri simboli, linguaggi e narrazioni.

Pensiamo alle pratiche hacker in Africa, dove si sviluppano soluzioni digitali locali; o alle comunità indigene in Bolivia che reinterpretano la tecnologia attraverso la loro visione del mondo. Sono esempi di resistenza simbolica e di partecipazione autentica .

 

🕰️ Sovranità sul tempo

Un aspetto poco discusso è il controllo del tempo . Viviamo in un’era dominata dalla velocità: notizie che corrono in pochi secondi, decisioni prese da algoritmi in tempo reale, mercati che si muovono prima ancora che le persone abbiano il tempo di capire.

 

Ma chi comanda il tempo, comanda il potere. Per questo, la partecipazione richiede di ritrovare il controllo sui propri ritmi — fisici, sociali, simbolici.

 

Serve spazio per il dialogo , per la riflessione, per la lentezza. Serve proteggere i momenti di pausa dalle pressioni del tempo algoritmico.

 

🎯 Conclusione: Partecipare non è accedere, è costruire

La partecipazione non è semplice accesso a internet o a una piattaforma. È la capacità di interpretare, modificare e costruire insieme la realtà .

 

Ecco perché l’antropologia non deve solo descrivere: deve accompagnare, decostruire, reinventare. Deve aiutarci a navigare l’epoca dell’ibrido, valorizzando la complessità, la diversità e la soggettività di ogni cultura.

 

“Insegnare a leggere la complessità, non imporre l’alfabeto del dominatore: questa è la rivoluzione antropologica del XXI secolo.”

 

Argomenti correlati per approfondire:

Colonialismo algoritmico

Frode cognitiva e IA generativa

Tecnologie conviviali

Giustizia simbolica

Deepfake e manipolazione sociale

Relativismo culturale nell’epoca digitale

Nessun commento:

Posta un commento